
All’Insor, Istituto Nazionale di Sociologia Rurale, viene presentato un libro che parla dell’architettura rurale della campagna romana, analizzandone caratteristiche e narrando storie: “I cento casali più belli della Campagna Romana”, di Luigi Cherubini
Di seguito la nota stampa di presentazione dell’evento.
Come emerge dal titolo del libro, il casale ha un valore estetico, che nessuno oggi metterebbe in discussione. Eppure fu soltanto a partire dalla bonifica dell’agro, che si cominciò ad apprezzare l’«architettura rurale». Questo processo di rivalutazione cominciò dalla via Appia Antica, che divenne una sorta di “Beverly Hills” romana, basti pensare alle ville dei divi, da villa Sordi all’inizio dell’Appia, a quelle di Sofia Loren e Gina Lollobrigida, fino a villa Zeffirelli, oggi “Villa Grande”, che in realtà sono casali restaurati da architetti famosi…
Come Luigi Moretti (Santa Maria Nuova) … Poi rimesso in sesto per impulso di Rita Paris, Enrico del Debbio (Villa Casale) e Clemente Busiri Vici che per Villa Sordi e per l’Olgiata si ispirò alle torri colombare degli antichi casali.
Anche le città-giardino Garbatella e Aniene (nate nel Venti ma realizzate in gran parte nel Ventennio) fin dagli androni d’ ingresso, ma anche nelle scale esterne, nelle recinzioni, nei cortili, si richiamano all’architettura rurale del casale.
La forma tipica del casale (ad es. a Roma Vecchia) è a «corte chiusa», ovvero gli edifici formano una di L chiusa da un muro, una sorta di cittadella a cui si accede appunto da un unico ingresso, un androne…
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