I ragazzi della Cooperativa Co.r.ag.gio di Borghetto San Carlo a Roma assieme a Lamin e Idrissa, rifugiati politici che hanno lavorato per 4 mesi preservando i campi coltivati della tenuta e che ora rischiano di ripiombare nel dramma del caporalato.

 

Il Forum Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio sostiene l’impegno della Cooperativa Co.r.ag.gio , da sempre in prima linea per l’affidamento delle terre pubbliche abbandonate ai giovani agricoltori, in favore di una concreta integrazione.

La meta da conseguire è, infatti, un bando di Confagricoltura a sostegno di un progetto importante, dal titolo “Migranti imprenditori sulle terre pubbliche”, per realizzare il quale potrebbe bastare un piccolo voto.

Non si vuole solo realizzare il pozzo per il centro agricolo di Borghetto San Carlo a Roma, 22 ettari su terreni pubblici e un casale storico in via Cassia 1450 che i ragazzi di Co.r.ag.gio dal maggio 2015 hanno in gestione, ma soprattutto salvare delle persone e il loro lavoro.

Tra gli obiettivi del bando c’è infatti la formazione e l’assistenza dedicata a richiedenti asilo di un centro d’accoglienza Croce Rossa di Roma e le spese per l’assunzione in cooperativa di due rifugiati politici, reduci dal caporalato, che rischiano di tornare in quella condizione di schiavitù.

“Lamin e Idrissa hanno potuto lavorare con noi quattro mesi”, dicono dalla cooperativa, “grazie a una borsa lavoro garantita da Terra!Onlus. Ora la borsa è terminata e rischiamo di perderli. Vogliamo continuare a garantire ancora più servizi agricoli, sociali e di fruibilità ai cittadini che frequentano sempre di più il Parco agricolo Borghetto San Carlo”.

“La sopravvivenza della cooperativa al momento dipende in grande parte dalla vittoria a questo bando“, l’appello dei ragzzi di Co.r.ag.gio. “Non avendo ricevuto nessun tipo di sostegno promesso dalle amministrazioni di Regione Lazio e Roma Capitale, la cooperativa ed il nostro progetto versano in cattive acque”.

Le attività della cooperativa realizza a Borghetto San Carlo sono infatti molteplici. “Il posto è sempre aperto per organizzare iniziative, feste, convegni o anche solo per passeggiare. I terreni sono tutti seminati, dopo essere stati ripristinati da 50 anni di abbandono. Nonostante ciò, non abbiamo mai preso un euro dei nostri stipendi, devolvendo tutti i pochi guadagni volontariamente a sostenere la crescita del progetto stesso. Vorremmo assumere Lamin e Idrissa, che rischiano di ricadere nel caporalato, realizzare un pozzo, portare avanti altri progetti di formazione, continuare la nostra strada.

La cooperativa ha sollevato nel 2011 il tema dell’accesso alla Terra come risposta al degrado ambientale, all’uso improprio delle risorse naturali e alla tutela di beni non riproducibili; come risposta alla disoccupazione dei giovani agricoltori che non hanno possibilità di acquistare la terra; come servizio per migliorare la qualità della vita di tutti. Con l’obiettivo di cambiare Roma, non più città del cemento ma spazio per l’Agro romano.

“Ora però non abbiamo più liquidità”, ribadiscono da Borghetto San Carlo. Per questo c’è bisogno del sostegno di tutti per dimostrare che a Roma il Co.r.ag.gio è ancora vivo.