Il sogno del presidente Pallotta sta diventando realtà, ma sono tutti d’accordo? Ormai è ufficiale il nuovo stadio di calcio della Roma “più bello del mondo” verrà realizzato a Tor di Valle, all’interno di un’ansa del Tevere con vincolo idrogeologico, nei pressi del noto depuratore su cui da anni si battono i cittadini e Comitati di Quartiere per risolvere i miasmi diffusi dal collettore, vicino alla vecchia via del Mare, pericolosa arteria di scorrimento di collegamento con Ostia e alla strada ferrata del trenino di memoria fascista ribattezzato “Freccia del mare”.
Già queste poche considerazioni sarebbero sufficienti per riflettere sulla scelta dell’area su cui è previsto non solo il grande stadio, al posto dello storico ippodromo da abbattere che è un’opera di architettura moderna progettata nel 1959 da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini, ma anche abitazioni e/o cubature commerciali mai esistite, che andrebbero così a finanziare l’operazione complessiva.
L’area interessata è quasi del tutto inedificabile secondo il piano regolatore generale e gli strumenti di pianificazione paesistica in vigore. Se è così, nell’ippodromo di Tor di Valle attualmente sarebbero edificabili soltanto 14.000 metri cubi, il resto sono aree in cui non ci potrebbero essere trasformazioni d’uso o deroghe alle disposizioni urbanistiche. Il sistema delle deroghe purtroppo è già stato ampiamente utilizzato in passato per cambi di destinazione d’uso e conseguente maggiorazione di cubature realizzabili con conseguenti benefici economici per le imprese. La destinazione più sensata per il sito, senza dover essere ambientalisti militanti, risulta essere a parco pubblico, per la tutela delle sponde del fiume, della flora e l’avifauna tipiche del luogo palustre in questione. A conferma ci dovrebbe essere un progetto del WWF di “oasi naturalistica” già noto negli ambienti comunali e municipali.
Una corretta procedura potrebbe essere la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), che è uno strumento indispensabile e di supporto decisionale tecnico-amministrativo. La valutazione sulla compatibilità ambientale di un progetto (nel caso specifico di notevoli proporzioni) è svolta dalla pubblica amministrazione, che si basa sia sulle informazioni fornite dal proponente del progetto, sia sulla consulenza data da altre strutture pubbliche, sia sulla partecipazione della gente e dei gruppi sociali nei processi decisionali per l’approvazione necessaria. Per chi non lo sapesse con “impatto ambientale” si considera quindi l’effetto rilevante causato da un evento, un’azione o un comportamento sullo stato di qualità delle componenti ambientali (antropizzate e/o naturali). Secondo la normativa comunitaria i progetti che possono avere un effetto considerevole sull’ambiente devono (o dovrebbero) essere sottoposti alla valutazione di impatto ambientale.
Inoltre la recentissima legge di Stabilita’ per il 2014, tra l’altro, dovrebbe fare chiarezza sulle procedure per la costruzione dei nuovi impianti sportivi e adeguamento degli esistenti, non consentendo nuove e redditizie speculazioni edilizie, nonostante alcuni tra i moltissimi emendamenti sembrerebbero favorirle. Infatti tra gli emendamenti presentati, riferisce Ermete Realacci, c’è una proposta che “…utilizza la necessità di rinnovare gli impianti sportivi come un cavallo di Troia per interessi speculativi”. Non solo ma “…si configura come una sorta di legge ad hoc per gli stadi, un tana libera tutti che prevede corsie preferenziali, deroghe ai normali iter autorizzativi e nuove previsioni edificatorie, anche residenziali, per sostenere la realizzazione di nuovi impianti. Presentato con l’alibi dell’adeguamento degli impianti sportivi, l’emendamento ha ben poco, se non nulla, a che fare con il calcio e più in generale con lo sport”. Di conseguenza “…si sfrutta la motivazione condivisibile di ammodernare gli impianti e favorire lo sport per proporre cubature di tutti i tipi, possibili aggiornamenti delle norme esistenti, inclusi i vincoli ambientali e idrogeologici”.
Nel 1919 il sociologo tedesco Max Weber scriveva: “La ricchezza è una catena di uomini che creano valore”. Oggi è ancora così? L’assessore alla “Qualità della vita, sport e benessere” di Roma Capitale, Luca Pancalli, ha manifestato grande disponibilità per un “piano regolatore speciale” degli impianti sportivi, le cui dichiarazioni si commentano da sole, lasciando perplessi: “Gli stadi hanno bisogno di essere pensati come impianti funzionali, che possano essere vissuti. La mancata assegnazione degli Europei del 2012 ha aperto gli occhi, c’è necessità di rimettere le mani all’impiantistica, non soltanto per gli stadi vetusti, ma per un’impiantistica che si inserisca nei territori in modo organico, affinché non si vedano più cattedrali nel deserto. Non deve esserci speculazione edilizia, ma un piano regolatore specifico per un’impiantistica sportiva che oltre ad essere finalizzato all’evento sportivo, risulti funzionale alla città e possa tirare fuori dal disagio i giovani”.
L’annuncio ufficiale della straordinaria opera è arrivato durante l’incontro tra James Pallotta, la giunta di Roma Capitale, il sindaco Ignazio Marino e l’architetto americano autore dello stadio che sorgerà sui terreni del costruttore Luca Parnasi, che trasformerà l’operazione in solide realtà. Al termine della presentazione del progetto il sindaco avrebbe affermato: “Voglio fare l’interesse dei club calcistici romani, ma anche dei singoli cittadini”. Si impegna dunque a far procedere nella giusta direzione l’iter burocratico per le autorizzazioni, facendo prevalere l’interesse pubblico rispetto a quello privato? Attraverso un intenso lavoro tecnico-burocratico la previsione è inaugurare l’impianto nel corso della stagione 2016-17, con una capienza pari a circa 60.000 spettatori, sufficiente per ospitare una finale di “Champions League”.
Lo stadio sarà finanziato interamente da privati e quindi senza spese per la collettività. A tale scopo il comune si renderà disponibile ad un aumento di cubatura per opere di edilizia abitativa e/o commerciale da mettere sul mercato. Dubbi e polemiche ci sono già dai tempi del precedente sindaco e vengono rinnovate alla luce delle comunicazioni pubbliche di questi giorni. Interessa sottolineare i timori per un’operazione che farà di certo bene alla società e poi alla squadra della Roma, ma pone dubbi sui benefici che ne possono derivare per l’intera città e in particolare per i quartieri limitrofi, nonostante le rassicurazioni generiche. Attraverso il bel progetto dello stadio si tenta forse di “strumentalizzare” la passione dei tifosi giallorossi per un più facile consenso?
E i rischi di (eccessiva) antropizzazione conseguenti all’impatto delle opere complessive da realizzare? E i costi per le infrastrutture indispensabili per la viabilità, non ancora qualificate e quantificate, a chi spetterebbero? Insomma gli interrogativi sono molteplici, le domande più comuni della gente sono del tipo: “Di quanti metri cubi tra abitazioni e commerciale avranno bisogno i privati per rifarsi economicamente (con un giusto guadagno), dall’ingente investimento tra terreno, demolizioni e costruzione dell’opera sportiva?” E’ quanto ha già fatto presente in altre parole Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio che non a caso promuove una campagna di sensibilizzazione per la protezione dei territori bagnati dai corsi d’acqua, per il pericolo di frane e alluvioni dovute al dissesto idrogeologico causato dalla eccessiva edificazione. Non ci scandalizziamo poi quando ci troviamo di fronte a catastrofi dovute a cattiva gestione del territorio, conseguente superlavoro per la Protezione civile e dispendio di denaro pubblico per le ricostruzioni.
Come spiega Alberto Magnaghi: “L’approccio territorialista interpreta dunque il degrado ambientale (e l’insostenibilità del modello di sviluppo che lo produce) come conseguenza del sistematico processo di deterritorializzazione e di destrutturazione delle relazioni sinergiche fra ambiente fisico, costruito e antropico, che caratterizza l’insediamento umano contemporaneo; ricerca perciò la soluzione al problema della sostenibilità nella promozione di atti territorializzanti che ricostruiscano, in forme nuove, queste relazioni”. Volendo accennare inoltre al tema della “coscienza di luogo”, si può definire sinteticamente come quel “…percorso identitario fondamentale alla costruzione di economie solidali a valenza etica fondate sulla cura dei luoghi stessi…”. Stiamo a vedere cosa succede.
Intanto… “Forza magica Roma!” Daje cemento?
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